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Pastorizia e il Gaì
La vocazione alla pastorizia qui risale per lo meno al XVI secolo e, secondo alcuni documenti, all’inizio del ’700 erano ben 30.000 le pecore di proprietà dei pastori di Parre. Originariamente, il mestiere del pastore era una delle occupazioni principali nella vita rurale di Parre e delle zone circostanti. I pastori si occupavano del pascolo del bestiame, in particolare pecore e capre, nelle campagne e sulle colline della regione.
Questi pastori avevano una profonda conoscenza della terra e delle stagioni, oltre a competenze specifiche nel gestire il bestiame e mantenere il loro benessere. Spesso, erano anche abili artigiani, capaci di creare strumenti e oggetti utili per il loro lavoro quotidiano.
Nella cultura locale, i pastori erano rispettati e venerati per la loro abilità e conoscenza, e spesso erano visti come custodi della tradizione e della vita rurale. La presenza dei pastori a Parre ha contribuito alla formazione dell’identità e della cultura della comunità locale nel corso dei secoli.
Ogni anno tutte le greggi effettuavano un viaggio memorabile, la transumanza, verso i pascoli della Svizzera, attraverso il famoso “Sènter di Castrù“. Punto tradizionale di partenza era la “fontana dei gran mercati” (i Funtanì di grancc mercàcc) che di trova in val Dossana ed è praticamente una strettissima gola dove le pecore erano costrette a passare una ad una. Anche se oggi il mestiere del pastore è meno diffuso e la vita rurale è cambiata notevolmente, l’eredità e il ricordo dei pastori continuano a essere parte integrante della storia e della cultura di Parre.